Il terzo capitolo della sfida tra Porto e Sarone Caneva è stata una sintesi dei due precedenti e ha confermato la differenza strutturale tra le due. Le ospiti prevalgono per tonnellaggio ed è normale che cerchino di arrivare alle proprie individualità offensive nel modo più diretto possibile; le granata si fanno preferire per proposta di gioco e coralità. Giusto, ai punti, il pari, seppur concretizzatosi in pieno recupero con Polzot (pallonetto fotocopia di quello dell’andata). La cornice di pubblico è stata adeguata alla gara, con circa 400 persone al “Mecchia”, nonostante un pomeriggio particolarmente freddo.
Poco calcio e qualche calcione di troppo, a dire il vero, nel primo tempo (ne avrebbero risentito nella ripresa gambe e manto erboso). Il tocco sottomisura di Tollardo aveva portato in vantaggio le locali su azione da corner. Un paradosso, se si pensa al gap fisico tra le due squadre. Nervosismo da derby a parte, la ripresa è stata più spettinata e godibile: tre grandi occasioni per le ospiti, due interventi determinanti di Comacchio su Marchesin e Tollardo, un salvataggio della difesa pordenonese a porta vuota. È vero, in definitiva il punto permette al Porto di conservare la vetta (seppur in coabitazione con la Dolomiti) e di tenere a distanza il Sarone Caneva, ma il finale lascia un retrogusto amaro.
articolo di Davide Gasparotto